E’ accaduto a Padova: alcuni bambini cinesi hanno iniziato l’auto-quarantena a scuola, stabilendosi li. La regione Veneto, è stata coinvolta dall’effetto coronavirus come la regione lombarda, dove sono stati registrati i primi casi. La paura del contagio, della diffusione del virus, a cui si aggiungono la discriminazione, la paura del diverso, la teoria del complotto, i preconcetti e tutto ciò che alza i muri tra razze e etnie, che da sempre si sono scontrate in relazione a tutte le differenze esistenti, ed ora in relazione ad un virus, fuori controllo, che dalla Cina, è arrivato nel Nord Italia.
A destare l’allarme, è stata proprio la coppia di turisti cinesi, ricoverati a Roma, che prima di arrivare nella Capitale, erano passati per il territorio veneziano. La possibilità di contagio dunque, aumenta: il virus, che non trova ostacoli sulla strada del contagio, ora insinua la paura che si diffonde più rapida dei contagi stessi. E’ la stessa paura a determinare episodi di discriminazione: a Padova, alcuni genitori con i loro figli cinesi, si sono messi in auto-quarantena nelle scuole.
Questa forma di auto-difesa è stata presa a seguito dei numerosi commenti razzisti e degli episodi discriminatori che si sono verificati a seguito dei primi casi e dei primi focolai registrati al Nord Italia, tra Lombardia e Veneto, per l’appunto. La scuola internazionale italo cinese, che si trova ad Arcella, ha per prima avviato questa quarantena volontaria: cosi come stabilito dall’OMS e dal Ministero della Salute, il periodo di isolamento deve essere pari a 14 giorni, durante i quali, sono vietati i contatti con altre persone. Gli studenti cinesi appartenenti a quell’istituto, rappresentano la maggioranza; hanno dunque scelto di isolarsi cosi come i loro genitori, che hanno scelto di avviare questo percorso di auto-isolamento insieme ai figli.
Molti di quei genitori, rientravano dalla Cina, per cui hanno scelto volontariamente di mettersi in auto-quarantena cosi come hanno fatto i loro figli. Altri casi provenienti da altri istituti sempre del Nord Italia che ospitano studenti di diverse nazionalità, dall’infanzia alla scuola superiore: molto bambini e ragazzi di nazionalità cinese, sono stati messi all’angolo dai loro compagni, discriminati e sbeffeggiati a causa del virus. Molti di questi, sono figli di genitori che viaggiano continuamente per lavoro, per cui, sono stati considerati possibili untori e di conseguenza sono stati isolati.
Visti questi particolari episodi, alcune mamme cinesi, hanno scelto di seguire i loro figli nelle scuole, o di allontanarsi dalle loro famiglie per poterle tutelare da eventuali episodi di discriminazione.