Perché un bambino che viene scosso può avere danni fisici tanto gravi? Come capire se i suoi disturbi sono determinati da questo genere di azione nei suoi confronti?
La nascita di un bambino è un momento meraviglioso, ma comporta molti sacrifici da parte dei genitori che devono accudirlo.
All’interno della famiglia avviene uno stravolgimento degli orari e degli impegni quotidiani.
L’allattamento, le notti insonni e poi le classiche coliche che gli causano molti disturbi. Il bambino piange molto forte e nonostante venga cullato e coccolato, è difficile poterlo consolare.
Un neonato può trascorrere la maggior parte del suo tempo a piangere, tra le richieste di cibo e i dolori addominali, ma non solo.
La madre si sente stanca perché ha già vissuto 9 lunghi mesi di attesa piene di ansie e di disturbi fisici. Arriva poi il dolore del parto e nella sua condizione si ritrova a non poter dormire più.
In questo momento così importante, occorre qualcuno che le dia una mano, ma questo spesso non accade. Così si ritrova da sola a prendersi cura di un bambino così piccolo.
Il periodo critico nello sviluppo del neonato, generalmente, va dalla seconda settimana al quinto mese di vita. Piange sia di notte che di giorno e i genitori sono costretti a fare i turni per reggere questi ritmi.
In questa fase chiamata «Purple crying», non è facile calmare un neonato perché ha tanti motivi per piangere.
La neo mamma deve imparare dal modo in cui il bambino piange, quali sono le sue esigenze. Spesso perde la pazienza proprio perché non sa come aiutarlo. Crede che quel pianto sia solo un capriccio del bambino, fatto per poter essere messo in braccio.
Può perdere il controllo a causa dello stress e della stanchezza fisica. Arriva così a scuotere il figlio nel tentativo di farlo smettere di piangere. Questo gesto spesso viene sottovalutato.
Lo può scuotere muovendo forte la culla o gettandolo in aria.
Secondo i pediatri la Sindrome da bambino scosso- SBS o «Shaken Baby Syndrome», è una delle principali cause di morte nel primo anno di vita.
Il 30% dei neonati scossi violentemente muore e l’80% riporta gravi danni permanenti come disabilità, paralisi, emorragie cerebrali, cecità e altri danni ancora.
Nei primi mesi di vita del neonato, il cervello e anche i muscoli del collo non sono del tutto sviluppati, al punto di resistere al trauma dello scuotimento.
Questo trauma è simile a un colpo di frusta e in un neonato, questa scarica di violenza può determinare gravi conseguenze, che si possono manifestare immediatamente o anche a distanza di tempo, persino di anni.
Fino a 6 mesi di vita, il neonato non ha il controllo della testa poichè ha i muscoli del collo molto deboli.
Giochi del tipo di far volare i bambini in aria sono sconsigliati fino al primo anno di vita.
Lo scuotimento potrebbe essere fatale anche se fatto una sola volta.
Sono questi i motivi:
L’emorragia, comprimendosi sul cervello causano convulsioni e in casi gravissimi anche una paralisi.
Un’emorragia estesa alla retina può causare danni alla vista del bambino.
Altre conseguenze sono:
I genitori o coloro che notano il bambino che non ha nessuna reazione devono portarlo subito al pronto soccorso, dove devono raccontare cosa è successo.
Capita spesso che viene nascosto l’accaduto, ma così si rischia di perdere del tempo prezioso.
I medici sono in grado di capire di cosa si tratta.
Negli Stati Uniti sono stati introdotti programmi di prevenzione per aiutare le famiglie a comprendere meglio il pianto del neonato, ma anche a saper gestire meglio lo stress di questo periodo così importante.
Si evitano così delle azioni sgradevoli nei confronti dei più deboli.
Anche l’Italia si sta muovendo e per sensibilizzare i genitori, le famiglie e le puericultrici, la fondazione Terre des Hommes presenta “Non scuoterlo!”. E’ la prima campagna nazionale per la prevenzione della sindrome del bambino scosso. E’ stato fatto un video dove il protagonista è l’attore Alessandro Preziosi.
Esiste anche un sito informativo: Nonscuoterlo.it è il suo nome.
Si raccomanda ai bambini di giocare sempre con i loro fratellini, ma facendo sempre molta attenzione.