Giochi elettronici, di legno, da fare da soli o in gruppo. La cosa importante è dare la possibilità ai bambini di potersi esprimere come meglio credono.
Il gioco permette ai bambini di sviluppare le loro capacità cognitive, i rapporti interpersonali e di capire con i loro soli mezzi dove possono arrivare.
I bambini molto piccoli giocano sempre. Si divertono con i giochi che gli vengono regalati, ma lo fanno anche con il cibo e a volte con il loro stesso corpo.
Sappiamo come il neonato si scruta le manine o gioca e parlotta con i piedini.
Quelle sono le prime forme di comunicazioni che iniziano con un arco di spazio molto ristretto per allargarsi al mondo che lo circonda.
Per permettere a un bambino di giocare non serve spendere molto danaro in giochi costosissimi e complicati. Un bambino si accontenta di poco e lo si può rendere davvero felice.
Le Nazioni Unite ritengono il gioco un diritto fondamentale di ogni bambino.
Possedere un giocattolo non è un lusso, ma un diritto che il bambino ha. Può considerarsi il suo primo lavoro che lo aiuta a crescere e maturare. Non si può vietare a un bambino un giocattolo. Ne soffrirebbe.
Oggi, anche se sembra assurdo, esistono famiglie di basso ceto sociale, che non possono permettersi di acquistare un gioco al proprio bambino. Altre che a causa della loro bassa preparazione, non lo ritengono indispensabile. Preferiscono acquistare qualcosa di più importante come il cibo.
Non sanno che il gioco è tanto importante quanto il cibo.
Il momento del gioco è per i bambini la parte della giornata preferita. I bambini che non vanno ancora alla scuola dell’infanzia hanno il diritto di giocare a casa. La famiglia deve fornirgli tutti gli strumenti di crescita più adatti alla loro età. Un gioco interattivo, la fattoria degli animali, i mattoncini, un puzzle, ma anche un disegno da colorare. Per loro il gioco è vita.
Per un bambino molto piccolo che deve sviluppare il tatto e stimolare la vista, è molto bello il cestino dei tesori. Vengono messi all’interno del cestino degli oggetti molto semplici. Un fazzoletto, un pupazzo di gomma, un cucchiaino o un librettino di cartone. Imparerà a riconoscere gli oggetti e il materiale con cui sono fatti.
Quanti bambini si sentono piangere nelle loro abitazioni perché si annoiano e vorrebbero toccare questo o quello. Questi comportamenti sono naturali. Cercano le pentole o i trucchi della mamma perché hanno bisogno di esplorare il mondo che non conoscono.
Il gioco non è un semplice passatempo.
Il gioco non deve essere per i bambini un’attività complementare, ma primaria. Con il gioco i bambini riescono a esprimersi e comunicare con il mondo che li circonda. Mentre si gioca si parla, si ride e si scherza. Si danno le regole e si imitano i grandi.
Giocare con altri bambini è molto utile. Aiuta il bambino a imporsi e mostrare le doti da leader. Molti bambini hanno paura di giocare con i loro coetanei perché non sono abituati a condividere un gioco e temono di essere trattati male.
Queste paure nascono dal fatto che il bambino non è abituato a stare con gli altri. Forse perché figlio unico. Fatto sta che giocare in gruppo può servire per farlo sentire accettato dagli altri e imparare pian piano a fidarsi.
I genitori che scelgono di far fare un’attività sportiva a bambini in età pre-scolare, devono presentare questa occasione sotto una veste ludica. Non devono pressarli, sperando che sia il modo per raggiungere il successo in un’attività sportiva come il calcio, la danza o la pallavolo.
A quest’età tutto deve essere visto sotto un’ottica di gioco. La palestra deve essere il posto dove il bambino scarica le sue ansie e si diverte. A quest’età deve correre, fare le capriole e divertirsi con i suoi coetanei. Se il bambino viene costretto a svolgere allenamenti stancanti, non avrà più la voglia di ritornarci.
Il bambino ha il diritto di giocare e continuerà per molto tempo ancora. Anche se con la crescita le ore di gioco si ridurranno, sentirà sempre il bisogno di trovare del tempo per organizzare una partita di pallone o incontrare gli amici per ridere e scherzare.
Una ricerca effettuata in Spagna, all’Università di Salamanca ha costatato che il gioco riduce la sofferenza. Sono stati messi a confronti due gruppi di bambini sottoposti a intervento chirurgico. Coloro ai quali sono stati dati dei giocattoli, hanno percepito il livello di dolore in maniera inferiore.
Il bambino, fino all’età di 3 anni, non ama giocare con gli altri. Preferisce usare da solo i pezzi di un lego, le macchinine o qualsiasi altro gioco. Se un altro bambino tenta un approccio, si mostra infastidito. Quando accanto a lui giocano altri bambini, come avviene all’asilo, al massimo scambierà qualche oggetto. Questo viene definito gioco in parallelo.
Con gli anni che passano, inizia a interagire di più con i coetanei, fino a che riesce a fare giochi di gruppo. Questo accade nei primi anni della scuola primaria. Il bambino trova il gusto di organizzare dei giochi di gruppo. A livello evolutivo, è molto importante perché impara a socializzare e conosce delle regole sociali che lo aiutano ad andare d’accordo con gli altri. Rispetto ai primi anni di vita, adesso prova piacere a giocare in gruppo.
A chi non è capitato da piccolo di giocare a interpretare il ruolo della mamma o del papà? I bambini giocano a cucinare o fanno finta di fumare o leggere il giornale. Imitano i genitori anche nelle affettuosità, ma anche nel linguaggio e nei modi a volte un po’ rudi. C’è chi imita l’autorità della maestra oppure il fratellino che fa i capricci.
Questo tipo di gioco è importante per rielaborare le emozioni che i bambini provano quotidianamente. Il gioco di finzione li aiuta a rendere più chiaro ciò che hanno vissuto. E’ importante lasciarli liberi di esprimersi come vogliono.
Questo tipo di gioco sviluppa anche il linguaggio.
Il gioco di finzione può essere fatto sia da solo che in gruppo. Il bambino può chiedere di partecipare al gioco anche alla mamma e al papà. In questo caso i grandi non devono interferire gestendo loro il gioco. Devono farsi guidare sempre dai piccoli.
Anche lui può provare dei sentimenti di rabbia, sentirsi offeso o umiliato. Il gioco lo aiuta a liberarsi. Quante volte il bambino tornato a casa da scuola appare nervoso. Risponde male e si chiude in se stesso. Forse lo stress delle ore trascorse sui banchi di scuola lo ha stressato. Può essere che un rimprovero della maestra lo abbia innervosito. Un’ora all’aria aperta a giocare in piena libertà non può che fargli bene. Scaricherà tutta la tensione accumulata. Dopo, farà i compiti pomeridiani più serenamente.
Molti genitori fanno iniziare la scuola primaria prima del compimento dei sei anni, perché notano nel bambino la voglia di scrivere. Bisogna considerare, però, che i bambini piccoli hanno maggiore bisogno di trascorrere il tempo giocando. L’obbligo di rimanere molte ore seduti e applicati nello svolgimento dei compiti, li stanca. E’ importante rispettare i tempi del bambino. Se occorre è meglio fargli fare dei riposini pomeridiani e trovare il tempo per farli giocare.
Per stimolare la fantasia del bambino sono consigliati giochi semplici. Quelli di legno, che esistono da molto tempo, riescono ad aprire la mente del bambino che ogni volta crea una nuova storia.
I giochi come quelli di un tempo, permettono ai bambini di esprimere la loro fantasia. Con quelli, non si annoiano mai.
Caricare il bambino di troppi giochi non gli giova. Quando per il suo compleanno o a Natale ne riceve troppi, nei giorni successivi meglio proporgliene uno alla volta.
Questo gli permetterà di essere più concentrato nel gioco e non avere troppe distrazioni.
I giochi didattici sono utili per lo sviluppo cognitivo del bambino. Anche se ogni giorno giocherà con lo stesso gioco. Ciò gli permetterà di riuscire in quello che il giorno precedente non riusciva. Ad esempio nel gioco delle forme da mettere negli appositi spazi.
Anche se spesso i bambini coinvolgono la mamma o il papà nel gioco, devono altre volte permettere al bambino di giocare anche da solo.
L’autonomia aiuta il bambino a crescere e prendere consapevolezza delle sue capacità.
Se si tratta di figli unici, è importante organizzare il più possibile degli incontri anche di poche ore, coi i suoi coetanei, per dare ai bambini la possibilità di confrontarsi e crescere estroversi e liberi da ogni timore.